Home
Il Philosophical Counseling e la genitorialità *

Il Philosophical Counseling e la genitorialità *

Anfora cineraria del geometrico iniziale

Anfora cineraria del geometrico iniziale

Il termine “genitorialità” rimanda a una serie di temi: da una parte all’immagine interna che ciascuno ha dei propri genitori, dall’altra alla rappresentazione che ciascuno si costruisce del proprio figlio e di se stesso nel ruolo genitoriale. Essa inoltre può essere investita di significati ulteriori, come l’opportunità di “rinascere”, o di vivere una seconda vita tramite i figli, o anche di capovolgere i ruoli sperimentati con il proprio padre o la propria madre, fallendo, uguagliando, sorpassando, sfidando, disfacendo il loro modo di essere stati genitori.

Nelle moderne società industriali la genitorialità può essere vista come uno stato volontario, che è scelto e che può essere evitato, e non più come un evento ineluttabile nel normale ciclo vitale. Secondo questo punto di vista, essa non si configura in un semplice ruolo, bensì in una “funzione”, che non coincide necessariamente con la maternità e la paternità biologiche, ma si estrinseca nella “capacità di prendersi cura”.

Essere genitori è quindi una scelta consapevole, non più un ruolo sociale; è il momento topico dell’”avere cura dell’altro”. Tale premessa ci deve fare riflettere sugli stereotipi di genere che i mass media propongono rispetto al padre, alla madre, alla relazione con i figli. Diventare genitori richiede una riorganizzazione sul piano pragmatico, come cambiamenti sociali ed economici.  La nascita di un figlio introduce un elemento nuovo nella relazione della coppia.  L’arrivo di un bambino, o anche la sua attesa, può avere un effetto strutturante o, al contrario, destabilizzante per la coppia e per il nucleo familiare.

Prendersi cura, dare sostegno e contenimento richiede delle condizioni di consapevolezza e di flessibilità particolari. Fare il genitore è diverso per ogni persona proprio perché sono molti i fattori che concorrono a condizionare questa funzione, la quale richiede abilità di vario genere e sensibilità a differenti bisogni nelle varie fasi evolutive.

Il PHILOSOPHICAL COUNSELING  parte innanzi tutto dal genitore non come espressione di uno status (ruolo o funzione), ma come ente portatore di un’individualità specifica, che emerge inesorabilmente quando si trova in difficoltà nella relazione con i figli. L’obiettivo primario è trasformare il problema in risorsa e in piano d’azione, valorizzando le potenzialità e la personalità del genitore, restituendogli responsabilità di fronte a se stesso, ai figli e al mondo dei figli.

Il PHILOSOPHICAL COUNSELING  ha anche l’obiettivo di migliorare le performance del genitore, aumentarne le capacità comunicative, relazionali ed emotive in merito al suo rapporto con i figli. Un genitore-manager che operi secondo una policy condivisa, con il continuo impegno di rileggere se stesso, il figlio e la relazione con il medesimo, con il giusto distacco per guardare dall’alto la relazione con il figlio,  con la passione e l’amore per la propria funzione, con la voglia di raggiungere gli obiettivi, propri  di un manager di successo.

* Il testo è liberamente tratto da Giulio Cesare Zavattini, GenitorialitàUniverso del Corpo (1999)  – Treccani.it